Cari Sognatori, eccoci alla seconda avventura di Kate Marshall attraverso le pagine del romanzo di Robert Bryndza pubblicato dalla Newton Compton Editori !!!
SERIE: Kate Marschall
GENARE: Thriller
DATA D’USCITA: 31 maggio 2021
Ebook / Cartaceo
TRAMA:
La professoressa di criminologia Kate Marshall è in gita con suo figlio, quando insieme fanno una scoperta scioccante: il corpo senza vita di un adolescente, impigliato sotto la superficie del bacino idrico di Shadow Sands. L’ipotesi di un tragico annegamento non quadra, e quando Kate comincia a indagare si trova a fare i conti con un’inquietante scoperta: la vittima potrebbe essere solo l’ultima di una serie di morti e scomparse legate alla brughiera. Nei dintorni di Shadow Sands, infatti, circolano strane voci a proposito di un sadico assassino che, come un fantasma, si nasconde nella nebbia, pronto a colpire.
Quando una giovane collega dell’università scompare senza lasciare traccia, Kate sa che è solo questione di tempo prima che venga uccisa. Per lei e il suo socio Tristan Harper ha così inizio una drammatica corsa contro il tempo. Ma l’inafferrabile serial killer a cui Kate sta dando la caccia non è l’unico a esserle un passo avanti. Qualcun altro è interessato a fare in modo che i segreti di Shadow Sands rimangano sepolti…
Eccoci alla seconda avventura investigativa della straordinaria e umanissima Kate Mashall uno dei migliori personaggi usciti dalla penna del nostro amato Robert.
Non che gli altri libri non siano accattivanti, assolutamente, ma ammetto che Kate ha una marcia in più ed è tutta in quella sua fragilità che però non la rende impotente davanti agli eventi delittuosi, anzi.
In ogni lacerazione della giustizia Kate, nonostante una dipendenza, i ricordi dolorosi persino le mille ferite sul corpo non riesce a non cercare non tanto di riparare ai torti, quanto a rendere omaggio alla verità, e di conseguenza a togliere le vittime dall’anonimato e dal rischio di oblio.
Ogni caso che le si presenta rischia di venir classificato erroneamente, come incidente in questo caso, o come mistero insoluto nel primo, questo comporta lo svilimento, non tanto del reato, che ovviamente resta sospeso, quanto alla perdita di dignità della vittima.
Perché la giustizia non ha solo come obiettivo quello di riparare i torti, ristabilire la legalità, quanto di permettere a chi subisce tale atto, di poter raccontare ai cittadini la sua storia, con ogni elemento collocato nella giusta ottica.
In questo episodio noi vediamo come protagonista proprio la nebbia, quella caligine che si pone tra l’osservatore (che sia la polizia, la società o l’investigatore) e il soggetto.
Tutto ammantato da quella reticenza che lo rende quasi una mera superstizione: qualcosa si muove, agisce indisturbato, ma è impossibile da definire.
Ed è proprio quell’indeterminatezza a donarci un claustrofobico senso di angoscia e a rendere il delitto e chi lo compie quasi un essere uscito dal mito e dai peggiori incubi.
Ecco il tema trattato da Robert che è semplicemente la volontà di nominarlo il male, di renderlo orribile ma perfettamente umano.
Lasciare che quel lato oscuro dell’io viaggi nei meandri del sogno e della superstizione, come se ci si trovasse davanti chissà quale mostro degli inferi, lo rende pericoloso.
È l’incapacità di definirlo, quindi che crea il terrore.
È la non volontà di inchiodarlo alle responsabilità umane che lo rende inquietante.
Ed è questa la volontà di Kate, farci rendere consapevoli che il peggior “mostro” nasce proprio dalla normalità, persino dalla rispettabilità, dalla ricchezza, da luoghi non toccati dalla difficoltà del vivere e dal dolore.
Non tutti gli assassini hanno dietro di se una storia difficile.
Non tutti sono maledetti da una sorta di destino genetico.
Alcuni, semplicemente, decidono di rendersi divinità in terra in virtù di qualche caratteristica presunta o reale.
E capaci di dettare la legge della legge: chi vive e chi muore.
Ecco che spogliato dal suo alone mitologico il male diviene lo stesso osservato da Hannah Arendt: banale, patetico ma non meno pernicioso.
Come sempre un libro che tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Ma a essere davvero vilipesa, come sempre, è proprio la giustizia, ignorata, sottomessa a desideri cosi infimi da risultare agghiaccianti.